UN SOLO PARADISO

Recensione Libro di Giorgio Fontana





Giorgio Fontana classe 1981 nasce a Saronno. Laureato in filosofia all’università di Milano, diventa scrittore. Nel 2008 scrive il suo primo romanzo ambientato a Milano dove descrive la vita degli immigrati a Milano lungo la via Padova. “Un solo paradiso” esce nel 2016 con il quale vince il premio “Scrivere per amore” nel 2017.


Un solo paradisoè ambientato a Milano. Alessio è il protagonista, ma lo diventa solo dopo alcuni capitoli. Il libro si apre infatti con il racconto di un’altra persona che dopo una giornata di lavoro alquanto stancante si ritrova nel bar che frequentava da ragazzo per caso. Lì incontra Alessio, che non vede da qualche anno ,e subito si rende conto che l’amico non se la passa per niente bene. 


Sulle prime immagina un saluto di cortesia ma Alessio invece lo trattiene perché deve raccontargli la sua storia. Inizia così un racconto che passa dalla prima alla terza persona, che sembra interessare il primo amico ma che in realtà si concentra sul malessere di Alessio. La sua storia d’amore con Martina è finita e lui non sembra aver trovato pace. Con il suo amico ripercorre tutto l’accaduto. Il primo fortunato incontro dal quale sembra non nascere niente di particolare che invece si rivela il classico colpo di fulmine per entrambi. 


La storia e l’amore bruciato troppo in fretta e proprio quando Alessio abbassa le sue difese finisce in un attimo. Da lì una discesa inesorabile verso l’abisso più profondo. La disperazione che porta a non accettare la fine di un amore così intenso. Lo smarrimento dei propri punti fermi; il lavoro, gli amici, la famiglia e la consolazione trovata nell’abuso di alcool e droghe. Alessio trascorre quel tempo come anestetizzato. 


Lui che viveva la vita cercando di sopravvivere e accontentarsi per evitare che qualcosa potesse toccarlo troppo nel profondo rimane scottato da quella ragazza che non volendo gli fa toccare il cielo con un dito ma solo per un attimo per poi farlo cadere in un abisso senza fine. 


La storia di Un solo paradisoviene presentata come una storia d’amore ma in realtà racconta di quello che non si dice mai dell’amore. Quello che l’amore lascia dopo che, come un tornado, ha spostato tutto e rimescolato ogni cosa. Dolore, turbamento, insicurezza e tristezza tutto sullo sfondo di una Milano che con il suo clima e le sue frenesie non ha tempo per badare a nessuno. Ognuno passa e vive senza che nessun’altro si accorga di cosa succede sotto i propri occhi. Le persone si perdono e spariscono e fondamentalmente non interessa a nessuno. 


“Niente sminuisce e fa cadere in basso un essere umano quanto la consapevolezza di non essere amato. H. Söderberg, il dottor Glas”


Questa citazione spiega appieno quello che Alessio cerca di descrivere attraverso le sue disavventure. Il libro è abbastanza pesante come lettura soprattutto se non si è nello stato d’animo giusto. Bisogna essere un pochino giù per poter accettare quello che si insinua tra le parole. 


Il primo narratore di fatto racconta di sé raccontando di Alessio. Lui prende la parola e quello che rimane del primo è solo una constatazione di quello che è. All’interno troviamo anche una gran parte di storia della musica Jazz (personalmente non sono una grande esperta e nemmeno una grande estimatrice). A mio avviso le tante citazioni musicali di autori, album e melodie mi hanno annoiato e distratto dallo scorrere della storia. 


Sarà che non conoscendo l’argomento Jazz non potevo cogliere le assonanze, ma se Un solo paradisodoveva essere triste e drammatico, tutto quel divagare non serviva. Preferisco un genere più diretto e chiaro nel quale se devo intristirmi mi intristisco fino in fondo e se devo piangere perchè non farlo. In conclusione non ho amato molto questo titolo, l’ho letto e alla fine ho anche apprezzato la trama, ma il finale proprio no. Diciamo che probabilmente come il Jazz non è un genere che mi arriva e mi colpisce.





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