autonomia differenziata


Perchè potrebbe essere una buona cosa


Forse ci siamo, il Parlamento, dopo centinaia di sedute, rinvii, votazioni, franchi tiratori, tradimenti, voltagabbana, simulazioni e urla da stadio, ha finalmente approvato la tanto chiacchierata "Autonomia Differenziata". 


Un provvedimento che era già stato pensato dal primo Governo Conte, introdotto nell'accordo tra cinque stelle e Lega, poi finito nel cestino, quando i grillini scelsero di allearsi con il PD dell'allora segretario Letta. Un percorso dall'animo Federale che in realtà parte negli anni novanta, con l'arrivo in Parlamento della prima Lega Nord di Umberto Bossi, seguito poi  dalla Sinistra del Governo D'Alema che in fretta e furia alla fine di una legislatura senza mandato elettorale, approvava la modifica della Costituzione con il famoso "Titolo Quinto" che di fatto già introduceva l'Autonomia Regionale. Sono passati quasi quarant'anni, di riforme hanno parlato tutti ma nessuno ha mai avuto il coraggio di farle, nel frattempo il divario fra Nord e Sud del paese è aumentato, con i Cittadini del mezzogiorno sempre più di serie B rispetto ad altre aree d'Italia. 


Qualcosa andava fatto. L'Autonomia Differenziata è la soluzione? Non lo sappiamo ma di certo il tentativo è quello di provare a cambiare un po' le cose, dal momento che è palese che in questo momento non funzionano. Un cittadino italiano che vive in Calabria, oggi, per curarsi deve spostarsi al Nord, meglio se in Lombardia o in Veneto, eppure, la regione Calabria spende per la sanità il triplo della stessa Lombardia, pur essendo di gran lunga più piccola e con molti meno abitanti, questo significa che oggi, con il centralismo, gli amministratori di Regione Calabria non stanno facendo un buon lavoro, dunque cambiare è un obbligo ma anche un diritto per il sud. 


La riforma approvata non è certo quella di uno stato davvero Federale. Svizzera, Germania, Stati Uniti sono modelli ancora lontanissimi ma l'Italia è un paese particolare, unico nel suo genere, la Patria delle cento bandiere, dei mille comuni, dei campanilismi, delle immense differenze tra Territori ma allo stesso tempo, è uno degli stati più centralisti d'Europa, la visione romanocentrica che guida questo paese fin dalla sua unione, ha portato più danni che risultati e ciò nonostante c'è ancora chi la sostiene e la rivendica. Eppure il concetto Federale, è stato inserito dai Padri Costituenti nella carta che regola la nostra Repubblica. Le Regioni, le autonomie, anche estreme come le Regioni a statuto speciale, fanno parte del nostro ordinamento e se così è un motivo ci sarà. 


La nostra opinione è che sarebbe bastato seguire uno schema semplice: uguaglianza, parità di diritti. Dalla Valle d'Aosta, alla Sicilia, dal Piemonte alla Sardegna, dal Trentino Alto Adige al Veneto, dalla Calabria alla Lombardia e via via in tutto lo stivale un'unica forma di autonomia uguale per tutti, venti regioni a statuto speciale, venti regioni autonome ma unite nella Nazione Italiana. Una norma semplice, uguale per tutti che garantirebbe equità, responsabilità, parità di trattamento. 


Purtroppo è pura utopia. Ci sono ancora troppe clientele, troppi politicanti che non vogliono il cambiamento e che preferiscono che tutto resti com'è perchè solo così possono continuare a fottere i loro stessi cittadini. Gli stessi cittadini, faticano a comprendere che è ora di chiedere rispetto e di farsi delle domande. Prendiamo questa Autonomia Differenziata, con tutti i suoi limiti, sperando che possa essere l'inizio di una vera riforma non solo politica ma anche e soprattutto culturale!