the 8 show


Recensione e Riflessioni, Serie TV Netflix



Potrebbe sembrare un Reality, un macabro scherzo, un'illusoria trappola per disperati in cerca di denaro facile, sulla scia di "Squid Game" ma alla fine, la metafora dietro a "The 8 Show" la nuova Serie TV coreana disponibile su Netflix, è qualcosa di molto più sofisticato ed interessante. 


Sulla scia di Orwell se vogliamo, "The 8 Show" racconta le storie di otto persone con gravi problemi economici, chi per status sociale, chi per errori di valutazione, chi per pura follia personale ma tutti e otto hanno in comune il non aver più nulla da perdere.  Otto persone che scelgono di diventare concorrenti di uno strano reality, organizzato da non si sa chi ma in apparenza molto remunerativo per ognuno di loro, tanto da poter in poco tempo, risolvere tutti i problemi nella vita reale.


Il gioco inizia in ordine casuale, attirati per caso individualmente in un teatro, i concorrenti devono scegliere una carta, tra quelle numerate da 1 a 8, ignari di cosa comporterà questa inevitabile scelta, dopodiché si procede. Ben presto scoprono che ad ogni numero corrisponde un piano di un palazzo, in ogni piano c'è una stanza, ogni carta è in realtà una sorta di chiave elettronica su ognuna delle otto stanze. 


Si comincia. I concorrenti privati di ogni oggetto personale, guadagnano una somma di denaro ogni minuto che passa, non hanno nulla, per sopravvivere possono usare quel denaro per acquistare qualsiasi cosa ma tutto costa 100 volte il prezzo originale nella vita reale. Basta organizzarsi?? Più o meno.


Durante i momenti di vita collettiva, ben presto si scopre che non tutti i concorrenti percepiscono lo stesso compenso, il montepremi varia a seconda del piano, più si è in alto e più si guadagna, inoltre, cibo e acqua che vengono "gentilmente" offerti dall'organizzazione del gioco, arrivano però all'ultimo piano ed attraverso un montacarichi dovrebbero essere distribuiti equamente tra tutti i concorrenti. Insomma, ben presto il reality ha bisogno di darsi delle regole, i concorrenti devono creare una gerarchia, una catena di comando, affinché tutto proceda in modo corretto. 


Come potete immaginare, qui entra in gioco la drammatica metafora sulla vita reale, l'equiparazione con la nostra società, coreana in questo caso ma non molto dissimile dalla nostra. Una società dove a seconda della classe sociale, si possono avere più o meno confort e per ottenerli occorre fare più o meno sacrifici. Un equilibrio fragile che rischia di spezzarsi ad ogni problematica, ad ogni carenza, ad ogni difficoltà.


E' così che il parallelismo con la società reale ci mostra come all'ultimo piano della scala gerarchica, in cima alla torre o alla piramide che dir si voglia, c'è una piccola fetta di popolazione ricchissima e potente, in grado con il denaro di comandare tutti gli altri, attraverso una divisione di mansioni e responsabilità non sempre equa. 


Subito sotto l'élite predominante, in "The 8 Show" così come nella società reale, abbiamo la classe dirigente, la politica per darvi un termine semplice da comprendere, una fetta di popolazione ricca ed influente ma non abbastanza per stare sul gradino più alto, uno spaccato di società facilmente corrompibile che ha come compito il fare da tramite tra il potere reale e il popolo, fingendo amicizia per quest'ultimo pur ubbidendo al potere stesso. 


Poi abbiamo il sesto piano, l'anello che divide la ricchezza dalla normalità. Una fetta di popolazione più ampia delle precedenti ma comunque minoritaria se paragonata ai livelli successivi, tuttavia detiene il potere dell'autorità precostituita. Nella nostra società appartengono a questa categoria le Forze Armate, i dipendenti pubblici, la magistratura. Organismi che dovrebbero rappresentare tutta l'unità stessa della società, essere al servizio di tutti ma che in realtà sono il braccio più o meno armato della classa dirigente e ancor di più dell'élite. E' infatti molto difficile che queste forze, in "The 8 Show" come nella vita reale, rinuncino ai loro privilegi per scontrarsi con chi sta sopra di loro in questa gerarchia. 


Dopodiché abbiamo i piani 5 e 4. Potremmo paragonarli alla classe media. Distanti dall'élite, si sentono tutelati dalla classe dirigente e protetti dalle guardie dell'autorità precostituita, guardano gli altri piani con disprezzo ma anche con paura perchè il loro abisso è proprio lì ad un passo. Sanno che per loro potrebbe essere più facile scendere che salire, perdere tutto piuttosto che guadagnare. Sono la maggioranza relativa. Sono quelli che non hanno alcun interesse a cambiare le cose. Vivi e lasciami vivere. 


Infine i Plebei, la classe operaia, il popolo. Cambiano le epoche e i nomi ma la loro condizione da che mondo è mondo resta sempre la stessa. Povertà quasi assoluta, manovalanza per sopravvivere, sacrifici e fatica solo per tirare a campare. Accettano i soprusi delle altre classi sociali o degli altri piani come in "The 8 Show" perchè sanno di non poter fare altro. Hanno mediamente poca istruzione, poca autostima, poca voglia di alzare la testa. A volte si arrabbiano, la loro sopportazione si esaurisce, sfogano la rabbia nella violenza, in tentativi di rivolta che quasi sempre finiscono nel nulla. Capita raramente che la loro rivoluzione li porti al potere, è successo, si arriva lassù, non al piano più alto ma subito sotto ma una volta lì, sarà l'inesperienza o l'incapacità di governare il potere precostituito ma tutto si spegne, sparisce in un nulla, nell'anonimato, del disastro annunciato e il sistema torna esattamente al punto di partenza. 


Gli sceneggiatori di "The 8 Show" hanno letto Orwell ma non solo, ci raccontano attraverso un gioco folle, con tanta violenza che non vi sto a recensire perchè parte dello spettacolo macabro che dovrete godervi da soli, ci fanno riflettere su questa nostra umanità, così divisa, così in costante lotta di classe ma sempre uguale a se stessa. Chi era Plebeo, rimane Operaio, chi era Borghese, rimane Ceto Medio, chi era Nobile rimane Dirigente ma alla fine chi comandava tutti, continua a farlo inesorabilmente. 


Chissà se guardando questa serie TV magari qualcuno aprirà gli occhi?

Onestamente, ne dubito.



Articolo a Cura di Davide Gerbino, Correspondent Creator per DG Network