IL COGNOME DELLE DONNE

Recensione Libro di Aurora Tamigio





Aurora Tamigio è nata a Palermo nel 1988 e cresciuta a Milano. Successivamente alla laurea in storia dell’arte contemporanea, ha studiato sceneggiatura cinematografica. Dopo aver lavorato come autrice freelance per il cinema, oggi è copywriter e scrive per aziende del mondo della tecnologia e del design. È caporedattrice e scrive cortometraggi. “Il cognome delle donne” è il suo primo romanzo, pubblicato da Feltrinelli nel 2023, e vincitore nel 2024 del Premio Bancarella.


Il libro è ambientato in Sicilia e ripercorre un arco temporale che va dal 1925 al 1983. Sessant’anni in cui l’autrice ci racconta la storia di Rosa e della sua famiglia. La nostra capostipite è una ragazza che scappa da un padre violento e da una famiglia che la obbliga ad obbedire in quanto femmina. Incontra Sebastiano Quaranta e da subito capisce che lui non è come gli uomini che ha conosciuto fino ad ora; non usa le mani per farsi obbedire.


“..Non aveva padre, madre o sorelle, perciò Rosa aveva trovato l'unico uomo al mondo che non sapeva come suonarle…”


Con Sebastiano decide di aprire un’osteria tra le montagne siciliane e da lui ha tre figli Ferdinando, detto Nando, Donato e Selma. La guerra arriva a sconvolgere la loro vita tranquilla e si porta via Sebastiano. In verità non lo restituirà nemmeno. 


“..In tutta la sua vita, non aveva mai avuto davvero paura: si era difesa dalle cinghiate di suo padre, non l’aveva spaventata l’idea di lasciare la famiglia per seguire suo marito, non si era data pena di urlare chissà quanto durante i tre parti. Ma la guerra le aveva fatto conoscere il terrore e la realtà di restare sola e perdere chi amava. E, insieme a lei, anche i suoi figli avevano imparato a conoscere l’odore della paura…”


Per Rosa inizia ora il momento di diventare un “capofamiglia” ,anche se donna, e porta avanti l’osteria e il suo lavoro con le erbe e i decotti che usa per aiutare in paese. I suoi figli cercano anche loro la propria strada. Donato si dedica al clericato, Nando si appassiona ai motori e quindi a Selma resta il compito di aiutare la madre. La ragazza ha però un talento per la sartoria e cerca allora di rincorrere a suo modo la sua passione. Santi Maraviglia però si intromette nel suo programma e Selma, come tutte le donne, si ritrova sposata e in casa a fare figli. Partorisce tre figlie tutte femmine, con il disappunto di Santi, Patrizia, Lavinia, e la piccola Marinella. Il padre si dimostra da subito uno che di lavorare non ha molta voglia mentre ha una passione per beneficiare del duro lavoro di Rosa all’osteria e di Selma in sartoria. 


“..Patrizia lo capiva da sé quando suo padre era nervoso e non aspettava altro che attaccare briga. Ma non sopportava che avesse sempre lui l’ultima parola. Giù a valle le ragazze vestivano come volevano, guardavano la televisione e andavano in giro da sole. A lei, invece, toccava sempre obbedire e andare a prendere quel vino della malora…”


La storia de "Il Cognome delle Donne" è sempre la stessa. I padri padroni e le femmine ubbidienti, ma fin da subito Patrizia mostra un animo ribelle. Lavinia, più docile, diventa l’ombra della nonna e da lei impara la cucina e l’arte di curare con le erbe. Marinella invece è la preferita del padre un po’ per via del suo aspetto così simile a lui e così diverso da sua madre e le sue sorelle e un po’ per via della sua giovane età. Tutto prosegue e anche il progresso e le innovazioni nell’Italia del dopoguerra. La televisione, le auto, le lavatrici e il lavoro che si sposta nei grandi centri lasciando i paesini in una bolla di arretratezza. La famiglia Maraviglia si trasferisce in città. Le ragazze vanno a scuola; Patrizia in collegio dalle suore e per Lavinia e Marinella invece si aprono le porte dell’istruzione pubblica. 


Nella moderna città Selma lavora i suoi ricami e segue la drogheria che Santi ha rilevato, ma ben presto si ammala e muore. Le figlie si trovano così sole con il padre che a distanza di poco tempo si risposa, non prima che sia morta anche nonna Rosa. Da quel momento le tre sorelle possono contare solo una sull’altra e così faranno tra le varie vicessitudini della vita. Solo quando Marinella diventa maggiorenne Patrizia si concede al suo innamorato sposandosi e iniziando a sua volta un’altra storia familiare.


Il libro de "Il Cognome delle Donne" è di 400 pagine ed è suddiviso in cinque sezioni una per ogni donna della famiglia. Non mancano le attenzioni agli uomini della storia. Ognuno imperfetto a suo modo. Sebastiano buono ma poco incisivo e deciso, Nando troppo buono e riservato, Donato troppo devoto e a volte ottuso nei confronti dei bisogni delle sue donne e Santi il prototipo dello stereotipo del maschio siciliano. Le donne, come ci si aspetta da un romanzo femminile, sono invece tutto quello che serve a far andare avanti il mondo sia esso la casa, l’osteria, la famiglia o il paese. Nel mezzo di tutto c’è sempre una sorta di sottolineatura all’ignoranza e all’arretratezza del sud e della Sicilia nello specifico. 


Una Sicilia patriarcale in apparenza ma di sostanza femminile. Si fa poco riferimento in tutto questo parlare delle conquiste femminili però. Sul voto del 1946 c’è solo un accenno così come per la conquista dell’istruzione o per altre leggi femministe come il divorzio o il matrimonio riparatore. Il tutto è sempre e solo concentrato sul personale delle protagoniste ognuna nei suoi interessi e drammi. Si “accontentano” di lottare per mettere qualche lira da parte e non protestano più di tanto quando il padre le caccia di casa per non infastidire la nuova moglie (la quale finalmente gli darà un figlio maschio). Sono molto legate tra di loro e si prodigano per non far mancare nulla una all’altra, ma al contempo non parlano di temi più generali e importanti per loro. Ho trovato la lettura noiosa e poco coinvolgente. Si inseriscono termini dialettali che altro non fanno se non rimarcare il fatto che le protagoniste siano chiuse e limitate. Non ho ben capito il senso del romanzo femminile perché di fatto è la storia di una famiglia come molte che cerca di districarsi nelle pieghe della storia. Non ho nemmeno amato il continuo riferimento, a volte velato a volte esplicito, a tutti gli stereotipi nei confronti del sud e dei suoi abitanti (sono per metà meridionale e avendo visto un po’ di sud e molto più del nord non so quale parte sia più chiusa e maschilista). 


Mi aveva molto incuriosito il titolo "Il Cognome delle Donne" e il gran parlare di questa lettura, ma di fondo il significato non credo sia trapelato o sia stato inserito nel modo corretto (o probabilmente non è arrivato a me). Il concetto sul fatto che le donne in realtà non abbiano una vera identità perché sono conosciute solo e sempre con il cognome del padre o del marito, non mi sembra l’oggetto principale. Credevo che il punto fosse questo, ma nel libro ne ho trovato traccia solo alla fine. Rosa è ben contenta di perdere il suo cognome e a Selma sembra non importi così come a Patrizia quando infine si sposa. E’ sicuramente vero che gli uomini si vantano dei loro cognomi e si fanno grandi dietro a questo mentre le donne sono grandi da sole solo con il loro nome e le loro azioni nonostante e malgrado gli uomini che le circondano. Avrei voluto che questo aspetto emergesse di più in questa storia mentre invece sembra solo un’appendice alla fine del capitolo. 


“..Lo sapete, vero, che il cognome delle donne è una cosa che non esiste. Portiamo sempre quello di un altro maschio…”


“..Cosa resta dell'eredità delle nonne, delle madri, di tutte le donne venute prima di noi?..”